
“Non curante, ma non indifferente”.
L’originalità e l’irriverenza di Man Ray in mostra a Conversano.
Al castello di Conversano, dal 15 Luglio al 19 Novembre, ospite d’onore l’Arte di Man Ray.
In mostra più di 100 opere tra fotografie, dipinti, disegni e sculture per un percorso straordinario immersi nell’originalità e stravaganza di un artista che negli anni si è ispirato a molti, imitando nessuno.
Organizzata dall’Associazione Culturale Artes e in collaborazione con la Fondazione Studio Marconi di Milano, il Comune di Conversano e il Man Ray Trust, la mostra è suddivisa in otto aree tematiche differenti che, seguendo un ordine cronologico, rivivono i diversi stili e tecniche dell’artista americano.
Emmanuel Rudzitsky, in arte Man Ray (“uomo raggio”), nasce a Filadelfia nel 1890 e negli Stati Uniti completa i suoi studi d’arte. Dimostra fin da piccolo un’indole ribelle, totalmente fuori dal comune; egli stesso, ricordando la sua infanzia, dirà: “era come quando andavo a scuola da bambino: quando tutti mi dicevano che cosa dovevo fare. Io invece volevo già fare ciò che uno non dovrebbe fare.”
Nel 1914 acquista la sua prima macchina fotografica e nel 1921 segue Duchamp, suo grande amico, in Francia e qui sentirà fin da subito di aver trovato la sua vera casa .
In realtà, Man Ray non ha mai voluto definirsi fotografo; per lui la fotografia era più che altro la sua fonte di guadagno per farsi strada nel mondo dell’alta borghesia francese, facendo la conoscenza di volti noti dell’epoca che scelsero proprio lui per farsi immortalare da una macchina fotografica; tra questi James Joyce, Gertrude Stein e Pablo Picasso. “Dipingo ciò che non può essere fotografato e fotografo ciò che non desidero dipingere”, così vedeva la fotografia, nettamente inferiore all’arte del pittore, la cui figura riteneva essere la più utile alla società, o almeno la meno nociva.
Nella prima delle cinque sale dedicate all’artista si trovano gli assemblaggi, ovvero gli oggetti a cui Man Ray dona un’anima, un significato. Tra tutti spicca Cadeau, un ferro da stiro in ghisa a cui l’artista aggiunse 14 chiodi sul fondo solo poco prima di esporlo per la prima volta a Parigi nel 1921 dove però fu rubato; successivamente arrivò a replicarne circa 5000 esemplari. È il caso anche di Metronomo, conosciuto anche come L’oggetto indistruttibile, un metronomo per l’appunto, sulla cui punta l’artista incollò la fotografia di un occhio, quasi a voler coniugare il lavoro del pittore che, come il musicista, dà un ritmo alle sue pennellate e l’occhio attento dello spettatore che lo guarda.
Il percorso prosegue con la produzione grafica in cui la litografia L’Homme Infini, operada cui la mostra trae il nome, trova il suo posto d’onore; una deumanizzazione dell’uomo e delle infinite possibilità che gli vengono riservate, esemplare stratificazione delle tante espressioni e correnti da cui Man Ray si è solo lasciato ispirare negli anni, senza mai appartenere realmente a nessuna di queste.
Proseguendo con la visita, non perdetevi le due sezioni Gli amici artisti e autoritratti e Muse e Modelle, dedicate alle opere fotografiche che ritraggono gli amici, le muse e le modelle che negli anni hanno ispirato l’artista. Tra tutti indimenticabile è il Violin d’Ingres, che ritrae la sua modella preferita e al tempo amante Kiki de Montparnasse, all’anagrafe Alice Prin, famosa cantante francese.
Ed è ironico, per un artista che non ha mai ritenuto la fotografia una dote di cui vantarsi, che la mostra si chiuda con un’altra esposizione fotografica, questa volta dedicata alla sua compagna di vita, la ballerina americana Juliet. Ritratta in 50 pose diverse, a tratti irriconoscibile, si presta all’obiettivo fotografico del compagno in un tripudio di giochi sperimentali volti a simboleggiare l’incredibile potenziale dell’universo femminile.
Così tutte le opere di Man Ray sono pensate - citando le sue stesse parole - per divertire, annoiare, sconcertare, confondere ed inspirare la riflessione, amalgamando tutte le arti tra loro, così come le cose si fondono nella vita reale.
Man Ray muore il 18 novembre 1976 a Montparnasse, il suo luogo dell’anima, e qui tuttora riposa; sulla sua lapide poche parole: “Unconcerned but not indifferent – Man Ray – 1890-1976 – love Juliet”.
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